La nascita dell'M2 Bradley risale agli anni Settanta, quando si avvertì la necessità in capo all'esercito degli Stati Uniti di un nuovo veicolo da trasporto truppe ed appoggio alla fanteria con cui rimpiazzare l'M113. Si richiedeva pertanto un mezzo capace sia di effettuare missioni di trasporto di unità operative, sia di svolgere attacchi contro obiettivi mobili corazzati nemici. Fra le varie richieste, particolarmente importante era la capacità del nuovo veicolo di supportare anche le avanzate degli MBT Abrams, dato che i mezzi allora disponibili non riuscivano a stare dietro a tali carri armati. Alle doti di resistenza, quindi si aggiunse anche la richiesta di un'alta mobilità e velocità su ogni tipologia di percorso. Nonostante l'importanza che l'esecito riponeva in tale nuovo veicolo, gli studi e la messa a punto del futuro Bradly ri rivelarono piuttosto lenti e laboriosi, tanto da far nascere numerose incertezze negli alti comandi statunitensi circa l'effettiva operatività di tale mezzo. Sebbe circondato da critiche, il progetto andò avanti e nel 1981 i primi esemplari del mezzo iniziarono ad equipaggiare le unità operative. Nel complesso il veicolo si è rivelato particolarmente dotato e venne subito apprezzato sia dagli equipaggi che dagli ufficiali: capace di grande mobilità con un buona potenza di fuoco, il Bradley venne sviluppato in due versioni, la M2 per il trasporto truppe e la M3 per la cavalleria con funzioni di ricognizione ed esplorazione, e fino ad oggi ha totalizzato ben 6.724 veicoli costruiti. Nel complesso la macchina si è rivelata soddisfacente, ma non esente da pesanti critiche mosse da più parti all'interno delle forze armate statunitensi. Una delle perplessità maggiormente evidenziate, consiste nel grande carico di munizioni e materiale esplosivo che il veicolo trasporta: dovendo forinre supporto logistico anche a carri armati pesanti, il Bradley è stato studiato come porta munizioni, la qual cosa lo rende in teoria una sorta di mina vagante ritenuta troppo vulnerabile al fuoco nemico. Pur essendo visto con scetticismo, il veicolo si è rivelato un validissimo mezzo di appoggio tattico ed da combattimento diretto: nella prima guerra del Golfo, infatti, il Bradley ha distrutto in combattimento un numero di carri armati nemici superiore rispetto a quello vantato dagli Abrams, a fronte di una ventina di unità perdute in combattimento, principalmente a causa del fuoco amico. Rivelatosi nel complesso una buona macchina, il Bradley è stato ulteriormente aggiornato nel corso del tempo, con la realizzazione di successive versioni differenti fra loro prevalentemente per via dell'armamento e della tipologia di corazza adottati, come per esempio l'installazione di un lanciamissili TOW. Allo stato attuale, il Bradley è in servizio presso l'esercito degli Stati Uniti e in svariate unità anche nelle fila delle forze armate dell'Arabia Saudita ed è presumibile che rimarrà in prima linea ancora per molto tempo.
venerdì 25 giugno 2010
venerdì 18 giugno 2010
AMD 35 Panhard 178
La Panhard 178, il cui nome ufficiale era però AMD 35, fu un'autoblinda dalle eccellenti prestazioni realizzata intorno alla metà degli anni Trenta. Il suo progetto risale di fatto al 1933, quando la Panhard presentò i disegni di massima in risposta ad una specificia ministeriale del 1931 per un'autoblindo a lunga autonomia destinata ai reparti di ricognizione della cavalleria. Una delle richieste principali era la capacità di operare senza troppi problemi nel difficile terreno dell'Africa settentrionale francese: si doveva pertanto realizzare un veicolo capace di superare agilmente le difficili condizioni dei territori algerini e marocchini, ricchi di avvallamenti montuosi e dalla difficile percorrenza. Dovendo prendere parte ad operazioni in tali teatri, i tecnici Panhard optarono per una trazione a quattro ruote motrici, con motore posteriore, e scelsero delle gomme ad ampio diametro per poter superare i continui saliscendi del territorio. Dalle linee moderne e ben studiate, l'AMD 35 si rivelò un eccellente veicolo fin dai primi collaudi, ed entro il 1936 se ne era avviata la produzione in serie, che continuò fino alla seconda guerra mondiale. Si calcola che dal momento dell'avvio delle linee di montaggio alla sconfitta francese del 1940, circa 1000 autovetture uscirono dagli stabilimenti Panhard, con svariati esemplari ancora in fase di costruzione. Il mezzo era un veicolo decisamente moderno per il periodo: dotato di trazione integrale ed armato con un armamento piuttosto pesante per la categoria, un cannone automatico da 25 mm Hotchkiss ed una mitragliatrice coassiale da 7.5 mm, installato in una torretta girevole il veicolo presentava soluzioni tecnologicamente piuttosto avanzate per essere un'autoblindo del 1935. Altro pregio del mezzo erano le sue linee ben studiate ed accurate, che formavano tratti spigolosi e sfuggenti, capaci di assorbire bene i colpi nemici a discapito del generalmente basso spessore di corazzatura. Da un punto di vista operativo, il veicolo venne costruito in ingenti quantità, ma venne impiegato in modo relativamente erroneo: come al solito, anche in questo caso i mezzi francesi realizzati, invece di costituire unità uniche ed autonome, vennero sparpagliati un pò in tutto il confine, finendo col diventare dei mezzi unici nel proprio reparto senza possibilità di sostituzione. In effetti, durante le fasi della campagna di Francia, uno dei primi problemi dell'impiego della Panhard, fu proprio quello della mancanza di rimpiazzi: molti veicoli danneggiati, infatti, non potevano essere sostituiti in tempo, in quanto le altre vetture erano tutte impegnate altrove e non c'erano elementi di riserva, finendo spesso con l'essere abbandonate in mani tedesche. Nonostante l'apporto piuttosto basso che il mezzo diede alle truppe francesi, indubbie restavano le sue qualità complessive: agilità e velocità in primo luogo. Dopo la caduta della Francia, gran parte delle AMD 35 rimaste vennero incorporate nei reparti tedeschi, che ne apprezzarono molto le doti. Nelle vesti germaniche, la Panhard 178 venne impiegata inizialmente come veicolo per la sicurezza ed il pattugliamento dei territori francesi occupati; successivamente svariati esemplari furono inviati in Russia al seguito delle unità di polizia con compiti di ricognizione e lotta antipartigiana. Al fine di controllo e difesa delle linee ferroviarie, alcuni esemplari di Panhard 178 vennero adattati all'uso ferroviario, con la sostituzione delle gomme con ruote da rotaie. Nonostante il mezzo risalisse al 1935, e quindi fosse in linea di massima superato da apparecchi più moderni, l'AMD 35 venne costruita anche dopo la seconda guerra mondiale: ripresa la costruzione in Francia dopo la liberazione di Parigi del 1944, infatti, le linee di montaggio andarono avanti fino agli anni Cinquanta, introducendo una nuova torretta ed un nuovo armamento, che andarono a configurare la Panhard 178B. La vita operativa del veicolo continuò fino ai primi anni Sessanta, quando gli ultimi esemplari rimasti in servizio nel sud est asiatico vennero ritirati definitivamente dal servizio.
martedì 1 giugno 2010
Sturmpanzer A7V
Subito dopo l'apparizione dei primi carri armati britannici sul fronte occidentale, in Germania venne creata una commissione composta da militari, tecnici ed esperti delle principali industrie nazionali incaricata di delineare le caratteristiche di un veicolo cingolato da combattimento con cui contrastare efficacemente i corazzati alleati. Secondo le autorità, per colmare il pesante deficit con gli avversari, era necessario progettare e costruire nel più breve tempo possibile un mezzo sulla trentina di tonnellate di peso, capace di superare le trincee nemiche e di raggiungere una velocità di 10 - 12 km/h. Causa mancanza di tempo e per via delle eccessive richieste da parte delle autorità militari, il veicolo studiato dalla commissione, che prese il nome di A7V, risultò piuttosto scadente e dovette pertanto essere rivisto varie volte, finendo col rallentarne notevolmente lo sviluppo e la messa a punto. Per buona parte del 1917, infatti, l'A7V fu al centro di estese modifiche strutturali e progettuali, che variavano dalla riduzione dello spessore della corazza alla soppressione del cannone in ritirata previsto in fase di progettazione. Nonostante le difficoltà tecniche e le carenze di mobilità e maneggevolezza, il progetto venne approvato con la massima rapidità e nell'estate del 1917 furono consegnati i primi esemplari di preserie per dare il via ad un primo ciclo di collaudi e valutazioni operative. L'A7V, soprannominato "Mostro" dagli equipaggi tedeschi, era sostanzialmente un cassone dalla forma grosso modo rettangolare, appoggiato su grossi cingoli derivati dai trattori agricoli Holt, con, sulla zona centrale del dorso, una cupola removibile dove sedevano il capocarro ed il pilota. Le dimensioni, come si può intuire, erano particolarmente grandi, fattore che, unito a cingoli non avvolgenti e particolarmente bassi, ne riduceva enormemente la mobilità e, soprattutto, impediva al mezzo di superare le trincee nemiche. L'armamento principale era costituito da un pezzo a brandeggio limitato da 57 mm in caccia (si trattava di un cannone belga che le forze tedesche avevano catturato in limitate quantità durante le prime fasi della guerra), mentre tutto intorno alla struttura di snodava una cintura composta da sei mitragliatrici Maxim da 7 mm (due sul fianco sinistro, due sul fianco destro e due in ritirata). Tale soluzione, unita alla forma stesso del veicolo, fece guadagnare all'A7V il soprannome, datogli dalle truppe britanniche, di "Fortezza mobile" e in effetti una delle sue caratteristiche era proprio la solidità. Sebbene non avesse destato particolari impressioni al momento della sua presentazione ufficiale, nemmeno il Kaiser parve essere impressionato, ci si rese conto che la situazione era difficile e che ci si doveva accontentare: subito, infatti, ne venne avviata la produzione, che, stando alla commissione, avrebbe dovuto fornire 100 carri armati entro la fine del 1918, ed entro marzo del '18 i primi esemplari venivano schierati direttamente sul fronte. Si trattava di un gruppo esiguo di veicoli, circa cinque, che venne schierato a nord di San Quentin, che ebbe effetti più sul morale dei soldati che sull'andamento del conflitto: infatti 3 veicoli rimasero quasi subito fermi per via di avarie mecchaniche e finirono con l'essere impiegati come fortini, che comunque furono capaci di respingere un timido attacco inglese portato avanti con acluni Tanks. Vero battesimo del fuoco, e primo scontro carro contro carro della storia, si ebbe nel nell'aprile del 1918, quando tre A7V incontrarono tre Mark IV inglesi, due Female ed un Male, con un sostanziale pareggio, ma tendenzialmente favorevole alle truppe tedesche, soprattutto per quanto riguarda il morale delle truppe: durante lo scontro, avvenuto nei pressi di Villers-Bretonneux, i Female britannici dovettero ben presto ritirasi, in quanto le loro armi si dimostrarono incapaci di penetrare la corazza dei fortini mobili tedeschi, mentre il Male impiegato dovette colpire per ben tre volte un A7V prima di costringere il suo equipaggio ad abbandonare il mezzo. Durante l'azione altri sette carri leggeri inglesi Whippet presero parte al combattimento, subendo quattro perdite, ma non è chiaro se a causa dei carri tedeschi o della fanteria li schierata. Il Male continuò il suo combattimento, ma finì con l'essere bloccato da un colpo ai cingoli. Dopo tale episodio, le azioni dei A7V non furono particolarmente esaltanti: capitò, infatti, che i carri rimanessero intrappolati in buche o che si ribaltassero nel tentativo di superare un ostacolo, venendo spesso abbandonati e in qualche occasione catturati dagli alleati. Adogni modo la produzione continuò, migliorando sempre di più nella qualità, fino alla fine delle ostilità, arrivando a totalizzare non più di 26 esemplari prima dell'armistizio. Verso la fine della guerra ne era stat, infine, prevista una nuova versione, denominata A7VU, caratterizzata dall'adozione di cingoli avvolgenti sul modello britannico, ma la fine delle operazioni belliche mise fine prematuramente al progetto. Dopo la guerra pare che alcuni A7V finirono alla ricostituita Polonia, che forse li utilizzò fino ai primi anni Venti durante la guerra contro i sovietici e per la difesa di Warsavia, ma ci sono molti dubbi a riguardo.
Iscriviti a:
Post (Atom)